Il Cubo Nero

Luogo

Vicenza, Italia

Committenza

Dainese SpA

Anno

2005

“La struttura interna è un’enorme griglia tridimensionale in metallo nella quale si stoccano scatole piccole e grandi, giacche, tute... Ho pensato perciò che per definire il corpo di questa ‘macchina’ avremmo dovuto realizzare un abito minimale, una copertura (autonoma), che non cercasse di camuffare l’interno con forme gratuite. Il risultato è stato un parallelepipedo con spigoli vivi, enfatizzati dalla strombatura del volume che ricorda un forziere”.

La pelle dell’edificio è costituita da pannelli di zinco titanio ossidato nero dalla finitura vellutata e con fughe ridotte al minimo, per ottenere una finitura nera, muta, neutrale.

La pelle dell’edificio è costituita da pannelli di zinco titanio ossidato nero dalla finitura vellutata e con fughe ridotte al minimo, per ottenere una finitura nera, muta, neutrale.

“Era necessario mostrare delle solide radici. Per enfatizzare il contrasto con le sovrastanti pareti di zinco, ho pensato al cemento sbrecciato dall’aspetto quasi ligneo, che usava Edoardo Gellner”

“Forse perchè collaboro ormai da molti anni con questa azienda, mi è sembrato naturale prendere in prestito i dettagli della produzione, ingigantirli e trasformarli in un volume abitabile. La struttura portante del raccordo-soffietto, per esempio, è stata realizzata con tubi calandrati, rivestiti con una guaina nera che, dall’esterno, richiama gli elastici biassiali delle tute in pelle Dainese”.

“lI Manicotto ha due grandi finestre ovali, simili a occhi, e il suo interno è interamente bianco. Evoca quasi un ventre protettivo, perché le persone che si muovono in questo spazio mi hanno fatto pensare da un lato a Pinocchio, che soggiorna nella pancia della balena, dall’altro allo strano legame tra Moby Dick e gli uomini”.

“Infine lo showroom, il cui disegno in pianta, all'inizio, era solo un segno, una curva disegnata sull’area esterna, per delimitare la pavimentazione in cemento colorato, che avrebbe reso più armoniosi i piazzali d’asfalto. Poi la curva è diventata volume, spazio multifunzionale, a cui non abbiamo voluto dare identità di edificio aziendale vero e proprio, quanto piuttosto di casa liberal, uno spazio chiuso ma aperto a cui si accede attraversando una grande facciata di vetro-acciaio e ferro brunito”.

La pianta dello showroom ricorda il profilo di un armadillo, animale che ha ispirato la creazione dei paraschiena per motociclisti e sciatori prodotti da Dainese. Per questo la sua pelle ha un andamento ondulato, quasi rugoso, nonostante sia stata realizzata con lo stesso materiale (zinco titanio) utilizzato per la copertura del Magazzino.

Da qui anche l’ispirazione per le aperture laterali, che sono state pensate non come finestre ma come branchie dell’armadillo. Le branchie guardano verso l’autostrada e offrono piccoli scorci, come fotogrammi di paesaggio autostradale, di macchine che corrono sull’asfalto.

Altre fonti di luce, all’interno, sono i lucernai variamente orientati, affinché il sole entri in ogni stagione, diffondendo una luce zenitale e piacevole. La qualità dell’illuminazione riveste un ruolo importante negli ambienti in cui si sviluppano le relazioni umane ed economiche, come appunto accade in un uno showroom.

Sui piazzali abbiamo tracciato segni liberi, con lame in ferro,  giocando con diverse texture di asfalti e cementi. Potremmo definirle curve oniriche, che a volte rimandano a ciò che è dentro gli edifici, altre volte sono disegni casuali che spezzano l’uniformità e la pesantezza.


Premi e riconoscimenti
2005 Premio Internazionale di Architettura Barbara Capocchin, Padova

2005 Premio Internazionale Dedalo Minosse alla committenza di architettura, Vicenza

2006 Concorso Trophée Archizinc Umicore, I premio sezione progetti terziario-industriale, Francia

Maestranze
Fotografie di Paul Warchol